La teoria dei colori applicata alla fotografia

 

La prima lastra fotografica in grado di restituire un’immagine verde, blu e rossa risale alla seconda metà dell’800: da allora il mondo è rappresentato a colori. La conoscenza della teoria del colore aiuta a rendere più vigile e allenato l’occhio, nel cogliere le naturali assonanze cromatiche presenti intorno a noi, o nel saperle costruire.

 

Le tonalità non sono tutte uguali: esistono colori primari e colori secondari. Saperli armonizzare cambierà subito in meglio la percezione di una fotografia. Inoltre, anche a livello strettamente tecnico, la fotografia è una disciplina basata sull’equilibrio: non a caso chi se ne occupa in maniera professionale o ad alti livelli creativi e artistici, cerca sempre di mantenere il medesimo profilo colore su tutti i dispositivi, dallo scatto alla stampa o alla riproduzione video.

Il bilanciamento dei toni è il risultato dei giusti “incastri” tra colori primari e secondari. Anche i meno esperti possono avvicinarsi al mondo della fotografia per comprare le prime attrezzature, grazie a portali di guida all’acquisto chiari e di facile consultazione come Advister.it. Ma, rimanendo sulla teoria, quali sono i colori primari veri e propri? E i colori secondari?

 

 

Le applicazioni pratiche dei colori primari e secondari

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Per individuare facilmente le diverse tipologie di tonalità, basta osservare la famosa ruota dei colori. Quelli che non si possono ottenere mescolandone altri sono il giallo, il blu e il rosso. Ecco quali sono i colori primari.

Mescolando i colori primari, si ottengono i colori secondari, cioè il verde (giallo + blu), l’arancio (giallo + rosso) e il viola (rosso + blu). Di nuovo, mescolando i colori secondari con i primari, si ottengono i colori terziari. Diverse applicazioni pratiche portano a suddividere ulteriormente i colori primari in due gruppi:

·         RGB (Red, Green, Blue), utilizzato spesso come profilo colore di monitor, display digitali e di tutti quegli strumenti che emanano luce. Perfetto anche per la stampa fine art, che prevede una gamma più ampia di sfumature.

·         CMYK (Cyan, Magenta, Yellow, blacK), si usa in relazione a situazioni in cui la luce viene riflessa, come ad esempio la stampa. L’inchiostro determina la sua tonalità sul supporto grazie alla luce che rimanda indietro. La maggior parte delle stampe grafiche sono realizzate in quadricromia.

 

 

Fotografare il paesaggio

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Nella fotografia di paesaggio, soprattutto al mare o in montagna, per ridurre effetti di foschia indesiderati ed evitare che i toni della scena vengano falsati, si usano spesso i filtri fotografici ultravioletti. Esistono poi molti altri filtri, per intensificare un determinato tono, per ridurre o accentuare una dominate cromatica, per bloccare il passaggio della luce diretta.

Tuttavia, oggi, con gli apparecchi di ripresa digitali è possibile regolare molti di questi parametri direttamente dal menù delle funzioni. L’aspetto della teoria del colore più interessante da applicare alla fotografia di paesaggio può essere quello legato alla complementarietà dei toni.

Sempre sulla famosa ruota, i colori complementari sono individuabili come quelli disposti li uni di fronte agli altri. Si tratta del rosso e del verde, dell’arancio e del blu e del giallo col viola. Questi colori accostati si equilibrano a livello percettivo, grazie al contrasto simultaneo, inoltre, intensificano la loro vividezza. Per ottenere l’equilibrio perfetto sarebbe opportuno anche individuare un rapporto abbastanza preciso tra i colori complementari presenti in un’immagine. Rosso e verde si equilibrano bene visivamente già con un semplice rapporto di 1:1, mentre per giallo e viola è consigliabile un rapporto di 5:1 e, infine, di 3:1 per arancione e blu.

Sempre facendo riferimento alla ruota dei colori, è possibile individuare i colori armonici, disegnando un triangolo isoscele su di essa e considerando gli spicchi dove cadono i vertici. Ad esempio violetto, arancione e verde possono essere considerati colori in grado di armonizzare tra loro. All’atto pratico, un panorama autunnale di alberi dalle foglie giallo-arancio su di un cielo blu-violetto, una palla rossa sul prato verde, un intenso tramonto estivo dai toni gialli e violacei sono fotografie con soggetti paesaggistici dai colori complementari.

 

Ritratti perfetti

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La pelle del viso e del corpo in generale, anche la più perfetta, è soggetta a discromie. Di solito tendenti a tonalità di rosa o bruno più o meno intense, comunque derivanti dal rosso. Anche in questo caso si può applicare la teoria dei colori complementari.

Lo si può fare applicando un filtro verde a bassa opacità, lavorando in post produzione oppure calibrando il sensore della fotocamera con un color checker o, ancora, applicando un filtro fisico sull’ottica della fotocamera, specie se analogica. Il verde, complementare del rosso, aiuta a uniformare l’incarnato e a migliorare il tono dell’epidermide. La pelle e il suo colore sono anche influenzati dai diversi sottotoni, che possono essere più o meno freddi o caldi. Questa solitamente è una caratteristica dell’epidermide che, anche in foto, è gradevole da mantenere. Ma se per qualche particolare esigenza si vuol rendere questo valore il più neutrale possibile, ci si può sempre affidare alla complementarietà dei colori, spesso in grado di risolvere situazioni di sbilanciamento cromatico.

 

 

La luce e il colore

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Ogni sorgente luminosa che emana un raggio visibile ha una temperatura colore che si misura in gradi Kelvin. La luce del sole a mezzogiorno, al suo massimo splendore, misura tra i 5000K e i 5500 K e ha onde blu fredde. Ed è questo il valore a cui cerca di tendere anche l’illuminazione artificiale da studio fotografico, per restituire soggetti illuminati in modo quanto più possibile naturale.

Esistono comunque situazioni in cui varie sorgenti luminose si mischiano tra loro, anzi sono le più frequenti. Potremmo trovarci in un ambiente dove ci sono lampadine a incandescenza di colore caldo da 2800 K, luci al tungsteno da 3200 K, flash fotografici o LED in pannelli per illuminazione continua. In queste condizioni di estrema variabilità si può decidere di mantenere la diversità cromatica delle sorgenti luminose, che sarà ben visibile sulla nostra immagine fotografata. Il risultato può essere interessante e gradevole.

Però quando non è così, ma piuttosto si rischia di creare soltanto confusione a livello di composizione e nell’insieme, è preferibile contrastare la dominate colore con un filtro, o più di essi, di tono complementare. Una condizione di ripresain esterno che permette di non avere troppe dominanti è quando il cielo risulta coperto. Il grigio permette di bilanciare bene toni e punto di bianco, infatti anche negli studi fotografici si effettuano le misure in tal senso tramite il cosiddetto cartoncino grigio medio.