I colori della morte e del lutto nelle diverse culture
Ogni popolo ha una propria cultura, proprie abitudini ed usi, e questo vale anche per la morte ed il lutto. La morte, che nel nostro immaginario è rappresentata dell’oscurità e dal colore nero, assume tinte e connotati diversi a seconda della zona nel mondo di riferimento.
Sarà l’influenza delle religioni, sarà l’influenza di usi e tradizioni tramandati nei secoli, ma sono diversi e anche contrastanti tra loro i colori che rappresentano la morte e il lutto e che racchiudono in sé abitudini e riti specifici. In questo articolo guida cercheremo di rispondere a queste domande con l'aiuto degli esperti del settore, gli amici di onoranzefunebriamilano.it: Come sono cambiati i colori della morte e del lutto nei secoli? e oggi quali sono?
I colori funebri: la storia
Per capire fino in fondo il valore dei colori collegati al lutto nei tempi moderni, dobbiamo fare un tuffo nel passato, e partire proprio dall’epoca preistorica.
Già ai tempi dell’uomo di Neanderthal esisteva l’abitudine di pitturare i resti di un defunto usando della terra rossa, colore che ricordava quello del sangue. Anche in epoca neolitica, si utilizzava il colore rosso, perché sempre in virtù del fatto che rappresentasse il sangue (e quindi la vita), si sperava potesse trasmettere energia vitale a quei corpi che ne erano ormai privi. Gli ominidi pensavano insomma di poter dare al defunto una nuova vita, seppur in altro luogo e con altre fattezze.
Lo stesso colore venne usato anche nelle civiltà egizia e romana. Ad esempio gli egizi usavano teli rossi per coprire i sarcofagi, mentre a Roma, quando la salma veniva preparata per la funzione funeraria, veniva abbigliata con capi di questa tonalità. L’abitudine romana si ribalta poi quando si comincia ad usare il colore bianco durante il funerale (le donne indossavano capi bianchi e rinunciavano ai monili).
La situazione si capovolge con l’avvento del Cristianesimo. Il mondo occidentale cambia radicalmente le proprie abitudini una volta pervaso dalla nuova religione. E così anche il lutto e la morte assumono un aspetto e un colore diversi, è il colore nero a diventare la tinta predominante durante le esequie. Per un segno di rispetto, i parenti del defunto vestono abiti neri, così come il sacerdote veste paramenti sacri neri durante il rito funebre.
Influenzata sempre di più dalla religione cristiana, la società nel corso dei secoli continua ad identificare la morte e il concetto di lutto con il colore nero. Tuttavia i sacerdoti, durante il periodo della commemorazione dei defunti iniziano a sfoggiare paramenti sacri anche di altri colori, come ad esempio il colore viola (tinta tipica del periodo di quaresima per intenderci).
Sempre in virtù delle abitudini cristiane, ricordiamo che nella liturgia ambrosiana (quella dell'arcidiocesi di Milano), il viola fa posto al colore morello, un viola di tonalità più scura che ricorda quello delle more, molto più scuro e vicino al nero.
Concludendo il cerchio storico dei colori funebri, nel periodo medievale vi è stata una piccola parentesi di totale abbandono del colore nero come simbolo di lutto. I reali francesi infatti iniziano ad usare il bianco durante i riti funebri: abitudine questa che viene usata fino a quando Maria Stuarda (regina di Scozia), ordinò che per la propria veglia funebre si indossassero solo abiti neri, come da abitudine nella cultura spagnola.
Il nero tornò di moda infatti grazie alla grande influenza della Spagna. Da qui in poi la scelta del nero per il lutto è diventata una consuetudine.
I colori della morte e del lutto nelle culture del mondo
Abbiamo provato a descrivere il decorso storico delle abitudini funebri che viviamo tuttora. Tuttavia resta comunque il fatto che a seconda dei paesi di riferimento, il colore ricollegato alla morte e al lutto è differente.
Tra quelli maggiormente usati troviamo il rosso, i bianco, il nero e il giallo:
. Il rosso
Il colore rosso è stato il primo, come del resto già visto nel paragrafo precedente, ad essere impiegato per rappresentare la morte.
Secondo alcuni documenti antichi rinvenuti in Germania, sono emersi dei proverbi che associano il rosso alla morte: ad esempio “Fuori rosso, dentro morto”, oppure “Se sei rosso pensa alla morte”.
Sebbene in Europa, e anche in Germania, questa abitudine non esista più, alcuni paesi nel mondo lasciano ancora viva la primordiale tradizione del rosso come colore funerario. Questo avviene ad esempio in Sud Africa, dove vengono utilizzati abiti rossi sia per la salma che per i parenti del defunto;
· Il bianco
Il bianco, che nella tradizione occidentale associamo alla purezza e alla vita, in molti paesi asiatici e africani è simbolo di morte. Ad esempio nel Camerun meridionale, le vedove si dipingono le gambe di bianco, mentre nel Togo, i parenti del defunto, si disegnano una striscia bianca sulla fronte. Del resto si tratta di una tradizione proveniente dall’antica Roma quando,durante un rito funebre, le donne dovevano sfoggiare vesti bianche e rinunciare ai propri gioielli.
Cina e Giappone sono però gli stati per antonomasia dove il lutto e il bianco camminano paralleli. Tant’è vero che da queste parti non si impacchetta mai un regalo con la carta bianca, né tanto meno ci si veste di bianco per party, appuntamenti e feste. Sempre in Asia, si usa il kouden , ovvero un sacchetto per raccogliere le offerte durante le funzioni funebri che ha un cordoncino nero e uno bianco.
Anche in alcuni paesi islamici il bianco è associato al lutto, in quanto nella loro religione lo si ricollega a quello del sudario;
· Il giallo
Eccezion fatta per l’Egitto che mantiene ancora questa tradizione, il colore giallo è caduto in disuso nel corso del tempo. In quanto tinta funebre, veniva impiegata nella Spagna (cattolica) del 1400-1500;
· Il nero
E veniamo al nero, il colore della morte per antonomasia, in Europa, e quindi anche in Italia. Durante il funerale si dovrebbe vestire di nero, a seconda del grado di parentela che si ha con il defunto. Nei primi sei mesi di cosiddetto “lutto stretto”, marito, moglie, figli devono vestire rigorosamente di nero. Man mano poi che il tempo passa, gli abiti possono essere sostituiti da colori leggermente più neutri, ma mai sgargianti.
In alcune zone d’Italia si osserva ancora questa regola, anzi fino a qualche decennio fa, in alcuni paesi, tipo Modica, in provincia di Ragusa, c’era addirittura l’usanza di tingere mobili e porte di nero in caso di perdita di una persona cara. Addirittura si rivestiva con un nastro nero anche il pettine per i capelli e gli orecchini, se una donna rimaneva vedova.
Il nero veniva usato anche per tingere le barche a Santa Teresa di Gallura, in Sardegna, quando ne moriva il padrone.
La tradizione messicana
A dimostrazione della grande differenza di usi da un paese all’altro, vogliamo anche evidenziare la tradizione messicana, che anziché concentrarsi su una sola tinta di colore, ha abitudini del tutto differenti da quelle viste poc’anzi.
Durante il Día de los Muertos (1-2 novembre), secondo i messicani, i defunti tornano dall’aldilà per riabbracciare parenti e amici, possono assaggiare qualche pietanza terrena e far festa insieme ai vivi.
I parenti del defunto per accogliere l’anima del loro caro, decorano le tombe con fiori multi colore. Creano dei piccoli altari in casa, detti ofrendas, con foto, liquori e altri oggetti amati dal defunto. A differenza della nostra tradizione non si porta semplicemente un fiore al proprio compianto, e non si sceglie un colore sobrio o spento per i fiori o per il look, bensì si organizzano concerti e picnic anche nel cimitero, e si sfoggiano vesti colorate.
Ogni mondo è paese recita un proverbio, e quanto detto sinora dimostra che ogni popolo mantiene vive le proprie tradizioni.