Colori primari per la stampante, la guida

 

Si parla di colori primari per indicare quelle tinte che servono a comporre e ad ottenere tutte le altre sfumature cromatiche.

 

Il loro utilizzo è la base per ottenere buone tecniche di grafica, pittura, disegno. Il mondo dell’arte ha sempre imperniato ogni concetto visivo sui colori primari, ma non è il solo ambito in cui sono protagonisti.

Questo concetto dei colori primari viene infatti utilizzato anche per la realizzazione delle stampe digitali.

Quante volte ti sarai chiesto perché le cartucce delle stampanti hanno quegli specifici colori. Ebbene, la risposta si nasconde proprio dietro al concetto di colori primari. Per chi ne vuole sapere di più, consigliamo di leggere con attenzione questo articolo guida, ti spiegheremo nel dettaglio cosa sono i colori primari, qual è la diferenza tra i sistemi RGB e CMY e soprattutto vedremo come si ottengono i colori secondari.

 

 

I colori primari, la storia

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Prima di andare ad analizzare nel dettaglio i colori primari, proviamo a stabilire dal punto di vista storico quando e chi ha parlato per la prima volta di colori primari e come sono state individuate quelle specifiche tonalità.

Partiamo dal presupposto che non si può storicamente dare una data precisa in cui è stato dato il via a questa distinzione tra primari e secondari. Possiamo tuttavia dire che il concetto di colori primari esiste sin dai tempi più remoti: venivano già ampiamente utilizzati al tempo dei greci, i quali con il loro ingegno facevano studi sulle tipologie dei colori e sul loro legame con la luce.

Per riuscire a dare un’indicazione più precisa però possiamo tornare al lontano 1435. A suo tempo Leon Battista Alberti scrive il De pictura, un manuale tecnico in cui si sofferma sul concetto ed individua ben quattro (e non tre) colori primari.

Il grande Leonardo Da Vinci non ha mai parlato di colori primari: per lui piuttosto esistevano colori “semplici” ed erano il bianco, il nero, il giallo, il verde, l’azzurro e il rosso. Per arrivare al concetto di soli tre colori primari bisogna aspettare Antonio De Dominis, il quale minimizza a tre i colori primari.

 

 

I colori primari, quali sono

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Come anticipato, i colori primari sono tre (se in molte discipline era questo considerato il numero perfetto non poteva non esserlo anche nell’armocromia).

La terna cromatica per le stampanti, come del resto per ogni altro ambito, è rappresentata dal rosso dal blu e dal giallo. Sono queste le principali cromie da cui si possono creare tutte le altre sfumature e ogni stampante funziona affinché possa usare questi tre colori per ottenere stampe perfette, senza errori cromatici.

Se osservi le cartucce delle stampanti che hai nel tuo ufficio o a casa, vedrai come sono questi i principali colori, usati per creare delle basi per ottenere immagini a colori nitide. La principale differenza tra un colore primario e un colore secondario, sta proprio nel fatto che i colori primari non possono essere creati, ma danno vita ai secondari mescolandosi tra loro (usando ovviamente anche il bianco e il nero).

 

Dai colori primari si ottengono quelli secondari

Viene naturale quindi asserire che i colori secondari derivano da quelli primari (così come anche quelli terziari). I secondari si creano ponendo in essere un buon mix tra i vari colori primari o con l’aggiunta di bianco e nero. Tra i colori secondari possiamo ricordare l’arancione, il verde e il viola. Precisiamo che invece i colori terziari sono quelli che si ottengono dalla combo dei colori primari in più parti; quindi mescolando ad esempio un primario con un secondario.

 

 

RGB e CMY: le differenze nella stampante

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Veniamo ora alla questione "colori primari e stampante": come si utilizzano nel mondo della stampa i cosiddetti colori primari? Abbiamo posto questa domanda agli esperti del settore, gli amici di noleggio-computer.it - noleggio stampanti lungo termine.

Partiamo col dire che per ottenere le combinazioni di colori, si può parlare di tecnica additiva e tecnica sottrattiva. Nel primo caso i colori primari vanno aggiunti, nel secondo vanno sottratti. Con la sigla RGB viene indicata la terna di colori rosso verde e blu (l’acronimo sta infatti ad indicare i colori inglesi red, green e blue). Viceversa, con la sigla CMY si intende la terna di colori ciano, magenta e giallo (in inglese Cyan, Magenta e Yellow).

Nel caso di RGB, prima terna, i colori si mischiano tra loro per ottenere tonalità diverse con la tecnica di sovrapposizione. Spesso viene usata anche la tecnica sottrattiva, con la quale si mescolano tra loro due colori primari giocando con la divergenza e con la funzione di filtro per la luce. Colori primari per convenzione.

Nella fase di stampa, così come in quella della pittura, la terna RGB viene spesso sostituita con CMY per una questione più pratica che di convenienza. Il bianco, che rappresenta la tinta dominante, in stampa e in pittura, si genera in questo caso dall’assenza dei tre colori primari con conseguente diminuzione del consumo di inchiostro.

 

 

Se volessimo usare la terna di rosso verde e blu, dove si sa che unendo i tre colori si ottiene il bianco, si avrebbe un maggior consumo di inchiostro nelle cartucce. Durante la fase di stampa con la tecnica CMY invece grazie anche alla presenza del nero, si possono ottenere effetti chiaro scuro, maggiore saturazione, giochi di contrasto, con un minor spreco di inchiostro.

Il nero viene aggiunto alla terna anche perché se si volessero usare i tre colori primari per crearlo, le cartucce andrebbero sostituite molto più spesso (basta pensare che nel momento in cui la cartuccia nera termina, la stampante segnala che essa deve essere sostituita o che bisogna mischiare le altre tre, anche se si deve ammettere che mescolando ciano magenta e giallo più che ottenere un nero verrà fuori un grigio molto scuro).

Grazie all’aggiunta del nero si è risolto il problema dello spreco, e si riesce a mantenere una qualità del colore sulle stampe molto più alta (la stessa tecnica viene usata nelle stampe di grafica o editoriali che qualitativamente sono migliori rispetto ad una stampa domestica). Ecco quindi che oggi più che parlare di terna di colori primari, nel mondo della stampa si parla di  CMYK dove la lettera K sta ad indicare la dicitura inglese Key Black.